PROIBITE IN FRANCIA LE MACCHINETTE DISTRIBUISCI MERENDINE NELLE SCUOLE. COSA ACCADE INVECE DA NOI…?

Citando il buon Ippocrate, si potrebbe commentare così la recente decisione del Ministero dell'Educazione Nazionale Francese circa l'eliminazione dei distributori di merendine e bibite dalle scuole dei nostri Cugini Europei. Ma le scelte coraggiose sono spesso impopolari e già immagino scenari da borsa nera tra i corridoi delle scuole dove solerti bidelli vendono a peso d'oro pizzette rosse e patatine e premurose mamme rincorrono i loro figli con crostate e ciambelloni… A parte la battuda, l'iniziativa è un passo importante verso l'educazione alimentare nelle scuole e sarebbe auspicabile una simile decisione anche nel nostro Paese, anche se qualcosa, almeno nel Comune di Roma è stato fatto: già da qualche anno infatti vengono distribuiti come spuntini di metà mattina frutta fresca o yogurth. In Italia abbiamo la percentuale più alta in Europa di bambini in soprappeso; i dati del 2004 del Ministero della Salute parlano del 36% e di questi almeno 1/3 obesi, ma solo un'esigua minoranza delle famiglie italiane la considera alla stregua di un epidemia. Anche L'INRAN alla fine degli anni '90 aveva esaminato in uno studio longitudinale la popolazione scolastica della Regione Lazio nella fascia 8-9 anni, con risultati appena inferiori. Il nostro concetto di bello, almeno nell'età evolutiva, non si identifica nell'armonia del rapporto tra peso ed altezza; da noi questa idea si fa strada dopo la pubertà, laddove il corpo diventa oggetto di seduzione, ma i danni di un'alimentazione eccessiva ed errata sono talora irreversibili. Esistono corsi e ricorsi storici sull'importanza dell'essere magro o grasso. Nell'antica Roma i poveri e gli schiavi erano denutriti ( e quindi magri), i ricchi e i potenti avevano denaro e perciò cibo in abbondanza. Ma questo non avveniva solo dalle nostre parti: in Polinesia l'essere grasso era segno di distinzione e in certe Regioni Africane le ragazze da marito venivano accolte in apposite “case da ingrasso” per iniziarle al futuro matrimonio. L'epoca, appena passata, della tubercolosi ( i nostri padri certamente la ricordano) ha poi segnato in modo indelebile il binomio magro = malato, e questo presupposto lo portiamo addosso ancora oggi. Sapete qual è la prima domanda che il padre e i nonni fanno al Pediatra appena uscito dal nido per la prima visita al neonato: quanto pesa il pupo? Il rapporto del bambino con il cibo è complesso e determinato da numerosi fattori, primi fa tutti quelli ambientali e sociali; ben venga la scomparsa dei distributori automatici dalle scuole, ma cerchiamo di modificare anche gli stili di vita: l'eccessiva pubblicità in tv dei cibi consumati dai bambini nelle fasce orarie a loro dedicate, l'enfatizzazione dell'attività fisica solo come stimolo alla competizione tra individui, i nostri frigoriferi colmi di alimenti ipercalorici e pronti al consumo, e cosi via… E' difficile proibire se dietro l'angolo qualcuno o qualcosa soddisfa i nostri desideri. A questo proposito è indicativo un recente lavoro sull'atteggiamento restrittivo assunto dalle madri americane nei confronti delle figlie in età prepuberale. (J. Fisher, K. Davison: Am. J. Clin. Nutr.- 2003) Nello studio bimbe di 5 anni sono state seguite fino all'età di 9 e, in una situazione di pari opportunità nell'acquisire cibo, sono risultate essere in eccesso ponderale quelle le cui mamme avevano cercato di stabilire un rigido controllo sulla loro alimentazione. In assoluto non è sbagliato proibire o concedere qualcosa: è la serenità del rapporto madre/figlio alla base del problema. Nei soggetti obesi spesso il senso della fame e della sazietà vengono mal discriminate e il bambino non presenta sufficiente autonomia nel determinare questi bisogni; ciò deriva da una inadeguata risposta materna alle necessità nutrizionali del piccolo. La moderna Psicologia ha ben studiato questo aspetto che sottende non solo all'obesità, ma ad altre patologie alimentari quali l'anoressia e la bulimia nervosa. Mamme indifferenti e permissive o al contrario iperprotettive o iperstimolanti generano nei figli confusione ed incapacità a controllare le proprie emozioni, conducendo ad un conflitto che inevitabilmente sfocia nell'assunzione incontrollata di cibo o al suo rifiuto, ogni volta che si crea una situazione critica. Anche il tessuto sociale influenza il rapporto con il cibo; nell'Occidente opulento la distinzione sta ora nell'essere sì ricchi, ma magri, tonici, muscolosi e l'obesità si sta facendo strada tra popolazioni un tempo povere tanto da non poter nutrirsi ma che ora, civilizzate, cominciano a presentare patologie una volta sconosciute. Tornando alla Polinesia, diabete ed ipertensione erano sconosciute fino agli anni '50, ma ormai anche gli indigeni, invece del pesce così abbondante alle loro latitudini, si nutrono di “polpette di carne e bevande zuccherate”! Purtroppo questa differenza è evidente anche da noi: sia i riscontri francesi che i nostri confermano l'obesità infantile ( e non) negli strati sociali più poveri. E allora, è la consapevolezza del problema il primo passo, l'acquisizione di strumenti culturali per un sereno rapporto con i nostri ragazzi poi, un ambiente pulito da condizionamenti commerciali per concludere, e la Scuola Francese nello specifico ha iniziato la sua “rivoluzione alimentare”,

COMMENTO AL FLASH DELL'AGENZIA “AD KRONOS-SALUTE” DEL 30.8.2005

a cura di:
Alfredo Grò, Medico di Famiglia - Roma