ANSA/ BATTERIO KILLER: BIODETECTIVE, ORA SOLO TRACCIA DNA

(ANSA) - ROMA, 3 GIU - Dalle epidemie di salmonella provocate dai bigne' alla crema delle feste paesane alle tossinfezioni nelle case di riposo per anziani; dalle melanzane fatte in casa con il botulino al formaggio con la lysteria; dai focolai di legionellosi alla Sars. L'obiettivo degli esperti chiamati a indagare e' sempre lo stesso: risalire da una piccola o grande epidemia all'origine dell'infezione e formulare azioni preventive per fermare in contagio. Un lavoro non facile, come dimostra la vicenda del batterio tedesco E.Coli (in giro nel nord della Germania da piu' di un mese) ma che e' pane quotidiano del lavoro degli epidemiologi perche' riguarda la vita di tutti i giorni. Tutto parte da una sorta di interrogatorio: fare domande ai 'testimoni' per scoprire il 'colpevole'. E' con questa azione, la piu' tradizionale di ogni indagine, che prende il via 'l'inchiesta' delle tesk force di esperti (infettivologi, epidemiologi, biologi, chimici e informatici), per scovare il responsabile di una epidemia. Insorgenza dei sintomi, tipo di alimenti mangiati, contatti con altre persone, verifiche con test biomedici. Forse mai come nel caso del batterio killer tedesco e' stato tanto difficile scoprire da dove e' partito il contagio e quali strade ha utilizzato per espandersi. Il lavoro degli esperti per prima cosa ha permesso di escludere il primo presunto colpevole: i cetrioli spagnoli sono stati 'scagionati' da un fuoco di fila di analisi nei laboratori tedeschi, olandesi e in quello di riferimento italiano dell'Istituto Superiore di Sanita'. Ora si formulano nuove 'ipotesi investigative' alla luce dell'identikit del batterio messo a punto attraverso la sequenza genetica, completata a tempo di record dall'Istituto di Genomica di Pechino (Bgi). E' questa la sola traccia che gli 'investigatori sanitari' hanno a disposizione, assieme ad un altro elemento importante: tutti i casi sono legati alla zona di Amburgo. ''In questo momento e' in corso un'indagine epidemiologica che consiste nell'interrogare tutte le persone colpite e ricostruire gli alimenti con cui sono state in contatto nelle 24 ore precedenti i primi sintomi'', spiega l'epidemiologo Donato Greco, per anni coordinatore all'Iss di una task force che si e' occupata dal colera di Napoli alla Sars, all'Aids. '' In questo caso si confrontano i risultati con un gruppo di controllo di persone sane e si risale alle cause del contagio. E' un lavoro non facile, ma che vede gia' in campo le migliori forze europee, compresi alcuni esperti dell'European Center for Disease Control and Prevention, e penso che in pochi giorni si riuscira' ad avere qualche risultato''. Una delle ipotesi che circolano e' che il contagio potrebbe essere dovuto a una contaminazione dell'acqua: ''In linea teorica e' possibile, ma e' molto improbabile per un paese in cui gli acquedotti vengono controllati - spiega Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all'universita' di Parma -. Direi che le principali indiziate restano frutta e verdura, come testimonia il fatto che alcuni dei contagiati sono vegetariani. Ma in vicende come questa si tende a sovrastimare i pazienti, perche' ora ad esempio tutti quelli che hanno la diarrea pensano subito al batterio. Una volta certi che il paziente ha proprio quel batterio, si cerca di ricostruire la sua storia alimentare, per vedere se piu' di un contagiato ha avuto contatti con lo stesso cibo, o ha mangiato negli stessi posti''. Da questo lavoro si stende una mappa dei casi sospetti e accertati e delle curve del contagio che possono dare ulteriori informazioni. Parallelamente e con estrema velocita' partono le analisi di laboratorio, sia batteriologiche sia genetiche, le quali hanno dato risultati: il ceppo di Escherichia Coli e' del tipo 0104:H4. Ma la fonte del contagio rimane per ora un mistero. (ANSA). Y91-BR